FERMATA BOVISA

Così lontano, così vicino. Una trasmissione radiofonica per raccontare il quartiere dove la Scighera è nata e cresce: un percorso sonoro tra testimoni, luoghi, musiche e protagonisti per raccontare il quartiere
Bovisa di Milano per come è oggi e per come è cambiato negli anni. Uno storico inglese trasferitosi a vivere in Bovisa, un musicista di un gruppo reggae e uno scrittore cresciuti nel quartiere, quelli che in
Bovisa ci passano, quelli che ci sono nati…impressioni e analisi immersi nel paesaggio sonoro del quartiere.

http://www.lascighera.org/audio/by/title/fermata_bovisa

De la démocratie en Amerique", Alexis De Tocqueville, 1840

Ecco come TOCQUEVILLE, nel 1840, aveva gia capito tutto...

«Può tuttavia accadere che un gusto eccessivo per i beni materiali porti gli
uomini a mettersi nelle mani del primo padrone che si presenti loro.In
effetti, nella vita di ogni popolo democratico, vi è un passaggio assai
pericoloso. Quando il gusto per il benessere materiale si sviluppa più
rapidamente della civilità e dell'abitudine alla libertà, arriva un momento in
cui gli uomini si lasciano trascinare e quasi perdono la testa alla vista dei
beni che stanno per conquistare. Preoccupati solo di fare fortuna,non riescono
a cogliere lo stretto legame che unisce il benessere di ciascuno alla
prosperità di tutti. In casi del genere, non sarà neanche necessario strappare
loro i diritti di cui godono: saranno loro stessi a privarsene volentieri... Se
un individuo abile e ambizioso riesce a impadronirsi del potere in un simile
momento critico, troverà la strada aperta a qualsivoglia sopruso. Basterà che
si preoccupi per un po' di curare gli interessi materiali e nessuno lo chiamerà
a rispondere del resto. Che garantisca l'ordine anzitutto! Una nazione che
chieda al suo governo il solo mantenimento dell'ordine è già schiava in fondo
al cuore, schiava del suo benessere e da un momento all'altro può presentarsi
l'uomo destinato ad asservirla. Quando la gran massa dei cittadini vuole
occuparsi solo dei propri affari privati i più piccoli partiti possono
impadronirsi del potere. Non è raro allora vedere sulla vasta scena del mondo
delle moltitudini rappresentate da pochi uomini che parlano in nome di una
folla assente o disattenta, che agiscono in mezzo all'universale immobilità
disponendo a capriccio di ogni cosa: cambiando leggi e tiranneggiando a loro
piacimento sui costumi; tanto che non si può fare a meno di rimanere stupefatti
nel vedere in che mani indegne e deboli possa cadere un grande popolo».
RIFLETTIAMO!!

Il rancore a raccolta di Gabriele Polo

Oggi e domani si conclude una pessima tornata elettorale. Pessima e rivelatrice. Il baricentro del quadro politico si è radicalmente spostato a destra ed è lo specchio - per quanto «solo» istituzionale - di una società impaurita che, in grande maggioranza, propone «a chi di potere» lo scambio tra consenso e rassicurazione. Questo son state le elezioni del 13-14 aprile, una raccolta differenziata del rancore in cui tutte le paure della vita quotidiana si sono tradotte nell'incubo comune di una decadenza d'arginare, facendola pagare ai più deboli: ai pezzenti delle periferie, ai «mostri » in cui incarniamo le fobie dei nostri cervelli, alle culture ugualitarie incompatibili con l'ideologia dell'individuo che si fa strada facendo strame dei suoi simili (o che si rinchiude in comunità territoriali in guerra con tutto ciò che appare straniero). La sinistra, per un deficit «castale», non ha saputo rispondere a questi umori profondi, presumendo di sopravvivere come società politica separata e intangibile. E' stata cancellata dal quadro ufficiale e non è scontato che ne rientri a breve. Continua a vivere sparsa qua e là e da lì deve ripartire per ripensarsi. Oggi e domani si può reagire in tanti modi al terremoto avvenuto. Chiudersi in casa (per chi ne ha una confortevole), darsi alla letteratura (per i letterati), gettarsi in lotte intestine (per gli appassionati del capro espiatorio), arroccarsi nelle proprie casematte comunitarie (per chi gode ancora di un «luogo» praticabile), affidarsi a un comico in piazza (per gli amanti del genere). Una soluzione politica comune a portata di mano non è data, a sinistra. La si può solo costruire: contro gli sbocchi che la destra darà ai rancori sociali non basterà la testimonianza; di fronte all'alienazione di una società impaurita non servirà a nulla la propaganda. Battersi e capire sono due verbi difficili da conciliare,ma difficile è la realtà. Oggi e domani le elezioni per il Campidoglio potrebbero completare nefastamente questo panorama. Un sindaco fascista (questo sarebbe) non è un esito come un altro.Non tanto per le conseguenze sul quadro politico nazionale - a partire dal terremoto nel loft del Partito democratico -, quanto per il segnale storico che darebbe e per le conseguenze sulla vita quotidiana nella capitale: l'onda lunga di destra assumerebbe, ancor più di quanto oggi già sia, le caratteristiche di uno tsunami, le pulsioni cupe e violente che serpeggiano libere nelle relazioni tra gli individui troverebbero un riconoscimento istituzionale. Ogni ricostruzione a sinistra diventerebbe ancor più difficile, la stessa agibilità democratica verrebbe messa a rischio. Chi non lo comprende, vada pure almare, ma il consiglio (per il suo bene) è quello di non tornare.

Dopo 30 anni via il segreto di Stato

POLITICA
Decisione del governo: da maggio i misteri d'Italia escono dalle casseforti degli 007
Subito accessibili anche i faldoni che riguardano le stragi di piazza Fontana e Italicus
Dopo 30 anni via il segreto di Stato
Niente più omissis sul caso Moro
di LIANA MILELLA

Pubblicato il 13 aprile su Repubblica >>> ROMA - Il governo Prodi lo annuncia con un taglio decisamente low profile. Ma dopo anni di battaglie durissime e di scontri tra i magistrati, gli 007 e la politica, finalmente è caduto il muro del segreto di Stato. Non sarà più eterno, com'è stato finora. Durerà al massimo 15 anni rinnovabili con altri 15 con un decreto del presidente del Consiglio. Trenta in tutto, non uno di più.

In un'intervista radiofonica, al Gr1 di Radio Rai, il prodiano Enrico Micheli, sottosegretario alla presidenza con delega ai servizi segreti, rivela che il regolamento sul segreto di Stato, previsto dalla legge di riforma dell'intelligence, ha avuto il via libera. E poiché tutti, andando indietro di trent'anni, pensano subito al sequestro Moro, lui puntualizza: "Il decreto non riguarda esplicitamente quel caso, ma tutti i segreti di Stato che abbiano superato i trent'anni".

Aggiunge che, di persona, ha pregato "tutti", i servizi Dis (ex Cesis), Aise (ex Sismi) e Aisi (ex Sisde) e le forze di polizia, "di organizzare le consultazioni per quanti lo richiedano". Anche se Micheli non lo dice ufficialmente, si sa che la sua raccomandazione più calda ha riguardato in special modo tutte le carte del caso Moro che, giusto nel trentennale dell'assassinio dello statista, saranno sicuramente le più richieste.

Fatti due conti, e visto che il decreto dovrebbe essere pubblicato sulla Gazzetta ufficiale entro il 20 aprile, immediatamente le carte contenute nelle casseforti degli 007 e che riguardano i fatidici 55 giorni del sequestro potranno essere liberamente consultate da chi, i familiari delle vittime, storici, giornalisti, uomini politici, avrà interesse a farlo.

Un fatto è certo. Fatti gravissimi accaduti nello scorso secolo, dalla strage di piazza Fontana a quelle di Brescia e dell'Italicus, con il ruolo oscuro e depistatorio svolto dai servizi, potranno essere riletti. E stavolta non potrà accadere quello che racconta l'ex capo della procura di Milano Gerardo D'Ambrosio, uno dei magistrati che indagò proprio su piazza Fontana: "Andreotti rilasciò un'intervista in cui annunciava che avrebbe aperto i cassetti dei servizi. Noi ci precipitammo a Roma e lui ci disse di andare dal capo del Sid Vito Miceli che ci ricevette subito con un "che vi serve?". "Entrare negli archivi" rispondemmo noi. E lui "Eh no, impossibile. Ditemi che vi serve, noi lo cerchiamo e ve lo diamo".

D'Ambrosio è soddisfatto della legge, ma scettico sui risultati: "Era ora che anche in Italia si approvasse una norma come questa, ma bisogna vedere che cosa ci fanno trovare. Gli 007 sono talmente burocratici che incartano tutto, ma le carte scottanti forse non ci sono più".

È la stessa previsione dell'ex pm Felice Casson, protagonista di duri contrasti con i servizi: "La riforma è epocale, soprattutto perché avrà un effetto positivo per il futuro. Se già adesso si sa che le carte dovranno essere pubbliche, non si verificheranno più depistaggi. Quanto al passato invece credo che negli archivi degli 007 ormai ci sia ben poco. Su stragi come piazza Fontana, Brescia e Bologna dai cassetti dei servizi non verranno scoperte che potranno mutare gli accertamenti fatti nel corso dei processi".

Le voci critiche e i dubbi sulla riforma non mancano. L'ex pm Antonio Di Pietro avrebbe voluto un termini più stretto: "Per me 30 anni sono decisamente troppi, è solo un modo per non svelare nulla. Il segreto è comprensibile nell'immediatezza dei fatti per tutelare l'interesse pubblico, ma subito dopo ci vuole il controllo democratico. I depistaggi e l'uso strumentale dei servizi avrebbe consigliato un sistema diverso, per esempio affidare al Copaco la possibilità di far cessare il segreto anche dopo tre mesi".

L'ex presidente della commissione Stragi Giovanni Pellegrino, che ancora aspetta di veder resi pubblici i documenti sul caso Moro che pure nel 2001 aveva desecretato, è preoccupato dall'applicazione concreta del regolamento: "Temo che qualcuno, in modo restrittivo, possa dire che un documento trovato oggi, ma rispetto alla stesura del quale sono già passati 30 anni, possa essere invece oggetto di un nuovo sigillo di segretezza". Un dubbio che appare smentito dalla stessa formulazione del decreto che "libera" i documenti 30 anni dopo il vincolo di segretezza apposto dagli 007 oppure opposto dai magistrati dal presidente del Consiglio.

(13 aprile 2008)

Una storia italiana - banda bassotti

IN UN ALTRO PAESE:un DOCUMENTARIO su FALCONE e BORSELLINO di MARCO TURCO

Quarant'anni (di misteri italiani) MCR

ANDATE A VOTARE. COMUNQUE

La legge elettorale è incivile. Ma ci sono almeno tre motivi per votare comunque.
Le liste bloccate danno molte informazioni sulle vere priorità dei partiti e su come interpretano il rinnovamento della classe politica: dalle quote rosa eluse al ringiovanimento spesso solo di facciata, mentre nella nuova Camera ci saranno almeno dodici deputati già condannati.
Non è vero che i programmi dei due maggiori schieramenti sono uguali. L'unica cosa che hanno in comune è il fatto di essere libri dei sogni. E sulla legge elettorale, non tutti i partiti vogliono davvero cambiarla.
>>>>articolo pubblicato su www.lavoce.info
(clicca e leggi il seguito: contiente anche le tabelle dei governi a confronto!)